WikiLeaks by David Leigh Luke Harding

WikiLeaks by David Leigh Luke Harding

autore:David Leigh, Luke Harding
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2016-02-13T23:00:00+00:00


Prima del diluvio

Era come una slot-machine. Dovevi solo tenerci il cappello sotto

e veniva giù un tesoro.

Alan Rusbridger, The Guardian

Redazione del País, calle de Miguel Yuste, Madrid

14 novembre 2010

Visti sullo schermo del computer quei tipi dall’aria trasandata possono sembrare ostaggi rinchiusi in un seminterrato, prigionieri di una qualche formazione terroristica. Uno di loro, con la barba lunga di qualche giorno, si avvicina alla telecamera. Tiene in mano un foglio di carta, sul quale è scritto un misterioso numero di sei cifre. Cosa può essere? Il numero di un conto cifrato in una banca svizzera? Forse un numero di telefono? Qualcosa che ha a che vedere con il Codice da Vinci?

Nella realtà, quelle sagome che si muovono nella penombra non sono prigionieri di nessuno. È invece un gruppetto di giornalisti del quotidiano spagnolo El País e quel foglietto non contiene alcuna richiesta di riscatto. È il numero di riferimento di uno degli oltre duecentocinquantamila dispacci diplomatici. Da quando è stato invitato a far parte della banda anglo-tedesco-americana, o come la chiama Bill Keller “la Triplice Alleanza”, El País non ha perso un minuto e ha messo su all’istante il suo reparto ricerche con relativo ufficio.

Il giornale, insieme con il francese Le Monde, è arrivato in ritardo alla festa di WikiLeaks. Entrambi hanno solo due settimane di tempo per rovistare nell’immensa quantità di dispacci diplomatici prima che scatti l’ora X stabilita per la pubblicazione.

Il Guardian si è trovato in una situazione di assoluto privilegio perché ha potuto esaminare il materiale per mesi e mesi. Il direttore del País Javier Moreno, e il suo braccio destro Vicente Jiménez, convocano urgentemente a Madrid i loro corrispondenti dall’estero; rinchiusi nel bunker sotterraneo, i giornalisti ora scavano nel database di WikiLeaks circondati da tazze di caffè sparse qua e là.

Probabilmente si rincuorano un po’ leggendo un dispaccio segreto spedito a Washington da alcuni funzionari americani a Madrid il 12 maggio 2008 in cui è scritto che El País può essere considerato il miglior giornale spagnolo. Secondo la nota diplomatica è anche “di solito, filogovernativo”.

Ma trovano anche informazioni davvero sensazionali: l’ambasciata americana di Madrid aveva tentato di influenzare il governo nazionale nonché i giudici e i pubblici ministeri in alcuni processi che coinvolgevano cittadini americani. Uno di questi casi riguardava un detenuto a Guantánamo Bay, un altro alcuni voli nello spazio aereo spagnolo che erano serviti a trasferire prigionieri catturati col sistema delle rendition, ovvero sequestri di persona, un altro ancora riguardava l’uccisione di un giornalista spagnolo da parte delle forze armate americane a Baghdad. Tirano anche fuori, dal mare dei dispacci, storie che toccano l’America latina, il Messico, l’Argentina, la Colombia e il Venezuela.

Sin dall’inizio i giornali nuovi arrivati si dichiarano pronti a collaborare. Condividono con gli altri le storie che hanno scoperto e perfino le scalette di possibili articoli da scrivere. Più tardi Assange dichiarerà, in un documentario prodotto dalla tv svedese, che era stato lui personalmente a governare l’operazione e a tenere le briglie sul collo dei vecchi media tradizionali. “Il dato nuovo è che



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